In
passato il pozzo era sinonimo di vita o di morte. In ogni casa ce n’era
uno ed era una ricchezza. Senza una cisterna, che raccoglieva anche
l’acqua piovana, non si poteva vivere. Chi non l’aveva doveva recarsi ad
una sorgente, di buon mattino, e attingere l’acqua con dei recipienti.
Oggi non ce ne rendiamo conto perché c’è l’acquedotto o compriamo l’acqua al supermercato.
L’episodio
del vangelo narra proprio di questa abitudine che c’era nel villaggio
di Sicar, cioè di prendere l’acqua al pozzo di Giacobbe. Gesù ha sete e
si ferma per ristorarsi. Così incontra una donna del villaggio.
La
prima cosa che mi sorprende è che Gesù prende subito in considerazione
questa persona e le chiede da bere. Cosa strana per un giudeo, nemico
dei samaritani e restio a parlare da solo con una donna. Ma Gesù ci
sorprende sempre, è al di fuori di ogni schema.
Non solo: si interessa di lei e inizia un dialogo, senza pregiudizi: «Se
tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da
bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva», le dice. Gesù non si vergogna di mostrarsi per quello che è e di donarsi alla signora, che gli sta a cuore come ogni persona.
Lei,
anche questo modo di fare è emblematico, non rifiuta di parlare con
Lui, accetta il confronto e alla fine lo riconosce perché ha saputo
parlare al suo cuore ed ascoltarlo. «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». Questa
la testimonianza che da ai suoi compaesani, una testimonianza che
inaugura quel culto in spirito e verità, di cui il Messia gli ha
parlato. Ed anche loro corrono ad incontrarlo e credono perche hanno
sentito e veduto la presenza del Figlio di Dio.
Molti
pozzi oggi non ci sono più, sono stati chiusi. Chissà se anch’io nel
mio cuore ho chiuso il pozzo dove zampilla acqua viva!
Signore
perdonami se spesso mi sono dissetato alle fonti del mondo che non mi
hanno dissetato; fa’ che io possa sempre tornare a te come una cerva che
anela ai corsi di acqua pura.