Es 20, 1-17; Sal 18; Mt 13, 18-23
Per produrre frutto nel nostro terreno buono è necessario seguire le indicazioni che Dio vi ha posto sin dalle origini della creazione.
Esse, smarrite dopo il peccato originale, sono indicate da Dio a Mosè nei dieci comandamenti.
Punti di riferimento per il nostro cammino di fede, come segnali da
seguire per raggiungere una destinazione. Sono norme che perfezionano la
natura e la rendono pienamente se stessa.
Ancora di più per il nostro cuore.
Esso è esigente e difficilmente riusciamo a soddisfare le sue aspirazioni di felicità.
Spesso ci sentiamo soffocati da tante cose, anche se non ci manca
nulla. Abbiamo tutto, ma la serenità viene meno facilmente, rendendo la
nostra anima pesante e smarrita.
Manca quella gioia che solo Dio può dare.
Uno stato d’animo che dura per sempre ma che bisogna conquistare, proprio come l’agricoltore custodisce la semina e gli dà il necessario per farla germogliare.
Il necessario sono i dieci comandamenti, come la nota del contadino che sa ciò che serve per il proprio campo.
Ma non bastano.
Gesù li ha portati a compimento
con la sua predicazione ed il suo modo di fare. Non più solo la legge
esterna ma quella dell’amore, che è la base di tutto. Potremmo dire il
nostro terreno buono.
Siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, con una forte predisposizione a vivere insieme a tutti nel rispetto e nell’amore totale per gli altri.
Questo
Gesù ci ha insegnato: ad amarci gli uni gli altri. Questo è il regno di
Dio che è già presente ora in mezzo a noi, grazie al sacrificio di Cristo che si è fatto uno di noi per amarci fino in fondo.
L’amore è la pienezza della legge. È quel terreno buono che può far germogliare la parola come lievito che fermenta la massa.