xIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Lc 9, 51-62
Dopo che lasciai la mia prima esperienza di seminario un capo area di mio padre, agente di commercio, mi disse: ma chi te lo ha fatto fare! Ti davano una parrocchia e stavi bene sistemato. D'altronde prima per essere sacerdoti bastava saper dire la messa!
Il vangelo di oggi mi rimanda a questo ricordo. Probabilmente se la pensavo come lui non ci avrei messo tanto tempo prima di arrivare all'ordinazione. Se volevo una sistemazione l'avevo trovata. Ma volevo delle sicurezze diverse, non un contratto da firmare.
Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i loro nidi, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Ecco quello che dopo anni ho trovato. La sicurezza di sentirmi appagato nella mani di Dio. Motivo per cui mi abbandono totalmente a Lui. Questa la risposta che darei a quella persona, se dovessi incontrarla.
Anzitutto, la do a me stesso. Ho preso un impegno senza firmare nessun contratto. Per cui non ci sono aspettative fisse, ma ogni giorno ha la sua aria nuova nell'annuncio, nell'ascolto, nella fraternità sacerdotale. Non ho un orario di lavoro, ma un'offerta totale a Dio di tutto me stesso.
Non ci sono dei cliché in cui richiudermi, ma la forza sconvolgente e liberante dell'ncontro con Cristo. Che paroloni eh? Tuttavia, esprimono quello che vivo e comunico. Pure quelle parti di me che tenevo nascoste per vergogna fanno parte di questa scommessa.
Essa è uno stare continuo alla presenza di Dio. Questo mi basta. Anche se i risultati pastorali non mi danno nessuna conferma; anzi spesso i risultati sono deludenti. Il capo area mi bacchetterebbe! Visto che con mio padre era molto esigente.
A fine giornata gioisco per le persone che incontro. Per quanto mi donano, soprattutto per la bellezza di percorrere insieme tratti si sentiero. E quanto do io loro? Difficile trovare una misura di riscontro. Le mie mani alzate sono vuote perché tutto e tutti elevo a Dio. E Lui mi riempie. Sempre. Meno male!