giovedì 31 ottobre 2013
mercoledì 30 ottobre 2013
Il discorso della luna
Per
la festa di tutti i santi propongo la figura del beato Giovanni XXIII,
fra non molto santo. In particolare il suo discorso della luna,
all'apertura del Concilio ecumenico Vaticano II
GIOVANNI XXIII:
il discorso della luna
L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli
A gran voce chiamato ad affacciarsi, cosa che non si sarebbe mai
immaginata possibile richiedere al papa precedente, Papa Roncalli
davvero si sporse, a condividere con la piazza la soddisfazione per il
raggiungimento del primo traguardo: si era arrivati ad aprirlo, il
Concilio. Il discorso a braccio fu poetico, dolce, semplice, e pur
tuttavia conteneva elementi del tutto innovativi.
« Cari figlioli,
sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del
mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino
la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a
questo spettacolo. »
« La mia persona conta niente, è un fratello
che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti
insieme paternità e fraternità e grazia di Dio (..) (...) Facciamo
onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri
sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla
Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi
tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere
del Bene. »
« Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza
ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete
qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi,
specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza. »
Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Il disegno
Rm 8,26-30 Sal 12 Lc 13,22-30
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio
Dio ha un progetto da realizzare con noi. Da esso la nostra felicità. Se ci crediamo chi può intrudurci in esso è lo Spirito. Con gemiti inesprimibili Egli eleva al Signore il nostro animo inquieto. Ed Egli ci donerà la sua pace. Un cammino non comodo, tuttavia essenziale.
Ciò che conta va oltre l'ebrezza di un immediato effimero. Ha a che fare con la motivazione profonda del vivere che abbraccia il dialogo interiore. Si ha tutto e niente senza un progetto di vita che sazi il cuore. In questo si inserisce la proposta di Gesù.
Porta stretta, strade sinuose ed impervie, ma porto sicuro in cui approdare. Questo il Regno che giorno per giorno cresce con noi e si delinea in un progetto da realizzare nella storia. La meta, il modello e la guida Cristo con la sua resurrezione.
martedì 29 ottobre 2013
Aurora
Poche
volte ho visto l'aurora. Una volta sulle dolomiti. Presto al mattino,
nel ghiaccio ed avvolto nelle coperte, ho ammirato un favoloso
spettacolo. Tinte tenui di rosa, rosaceo ed azzurrino si rilfettevano
sui grandi massi rocciosi. Rifrangevano, da specchio, i raggi del sole
non ancora alti. Creavano una cornice incantevole, da cartolina. Avevo
l'impressione di essere avvolto da rose, piccole e grandi. Ma la cosa
più bella è che ero con amici. Questo ha reso le emozioni ancora più forti.
Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
La speranza
Rm 8, 18-25; Sal.125; Lc 13, 18-21
Il granello crebbe e divenne un albero
Il granello crebbe e divenne un albero
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio (Rm 8, 19).Attendiamo cieli nuovi e patria nuova dove sarà piena la gioia
di essere figli dell’unico Padre. Questa è la speranza. Soprattutto in
questo periodo in cui ci avviciniamo alla ricorrenza dei defunti.
Come quando si attende il momento di ricevere un regalo.
Non si vede l’ora, si sta in ansia, soprattutto i bambini, sapendo di
ricevere qualcosa di importante che esprime l’amore dei genitori o di
una persona umana. L’attesa è veramente utile per scoprire la bellezza
dei rapporti umani!
Tanto più dell’amore
che Dio ha per noi. Egli ci viene incontro e rispetta i nostri tempi
senza imporsi. Una cosa stupenda. Sembra impossibile che un Dio
onnipotente e onnisciente si comporti in questo modo.
Già! Egli continuamente si rivela a noi in tanti modi; soprattutto nel Figlio mostra la sua premura. Non ci abbandona e ci sostiene nel nostro cammino verso la patria facendo lievitare in noi quel granellino di senapa che ha seminato nel nostro cuore.
Già! Egli continuamente si rivela a noi in tanti modi; soprattutto nel Figlio mostra la sua premura. Non ci abbandona e ci sostiene nel nostro cammino verso la patria facendo lievitare in noi quel granellino di senapa che ha seminato nel nostro cuore.
Un cuore affannato, travagliato…che può diventare punto di riferimento per i
fratelli se lo doniamo a Dio e lo facciamo innaffiare dal suo amore
misericordioso. Questo il nutrimento di quel piccolo granellino. Se poi la nostra piantina la uniamo a quella degli altri allora sarà un grande bosco, un’oasi che anticipa la realtà futura attesa nella speranza.
Allora con il salmista gridiamo:
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia
(salmo 125)
lunedì 28 ottobre 2013
La fede in famiglia
In che modo noi, in famiglia, custodiamo la nostra fede? La teniamo per
noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, come un conto in
banca, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza,
con l’apertura agli altri? Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente
quelle giovani, sono spesso “di corsa”, molto affaccendate; ma qualche
volta ci pensate che questa “corsa” può essere anche la corsa della
fede? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie. Ma, ieri abbiamo
sentito, qui in piazza, la testimonianza di famiglie missionarie. Sono
missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i
giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la
fede in famiglia e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose
di tutti i giorni.
DALL' OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO - SANTA MESSA PER LA GIORNATA DELLA FAMIGLIA, IN OCCASIONE DELL' ANNO DELLA FEDE
Accogliere
COLLETTA
O Dio, tu non fai preferenze di persone
e ci dai la certezza
che la preghiera dell'umile penetra le nubi;
guarda anche a noi come al pubblicano pentito,
e fa' che ci apriamo
alla confidenza nella tua misericordia
per essere giustificati nel tuo nome.
A volte uno commette degli errori. Quando se ne accorge per tornare indietro ci vuole tempo. Per questo mi piace molto la parola "cammino". O percorso di rinascita. Però è necessario avvertire la giustificazione di Dio.
Egli cancella il passato e sostiene lungo la strada con grande pazienza ed a passo con ognuno. Allora conviene abbandonarsi in Lui. Ma è altrettanto incoraggiante trovare chi ti guidi a Lui, chi già sperimenta da tempo il suo amore.
Per questo è utilissima la preghiera comunitaria con la speranza di trovare chi non ti punti il dito addosso ma ti accolga con altrettanto amore.
domenica 27 ottobre 2013
Nel borgo
Un giorno ho scoperto che dipingere mi esprime......e ho iniziato
Dipinto realizzato a tempera sul pianerottolo della canonica di Senerchia (Av). Prima che il sole lasci il paesaggio del vecchio paese, lo tinteggia di porpurei riflessi. Una preghiera a cielo aperto che mi richiama l'antifona della messa di oggi: Gioisca il cuore di chi cerca il Signore./Cercate il Signore e la sua potenza,/cercate sempre il suo volto. (Sal 104,3-4)
sabato 26 ottobre 2013
Uccello in gabbia
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Lc 18, 9-14
Quando una persona vive di schemi è come se fosse in gabbia. Al di fuori di quell'ambiente non sa vivere. Come un uccellino, se lo tiri fuori dandogli la sua libertà, egli muore.
Primo perchè non sa cercare il cibo. Secondo perchè rischia di diventare pasto per gatti. L'uccellino in gabbia ha poi un braccialetto al piede che dice tutto di lui: è la sua garanzia.
Anche gli schemi sono così e danno sicurezza. Però devi fare sempre così. Se vai fuori sei finito. Penso proprio al mio modo di vivere di diversi anni fa. Programmavo di fare delle cose, se non le facevo mi sentivo strano e diverso.
La mia era una gabbia sicura, che mi giustificava. Se a quell'ora studiavo, a quell'altra pregavo, a quell'altra ancora andavo all'oratorio o seguivo delle indicazioni, ero apposto. L'improvvisazione non era in programma.
Una volta andando in gita a Napoli con la scuola superiore, mi lasciai trascinare da alcuni amici e ce ne andammo per conto nostro a fare un giro. Non ho goduto affatto della trasgressione perchè pensavo sempre al rapporto che avrebbero potuto fare i professori.
Non lo hanno neanche fatto, solo una ramanzina. Questo per dire che esperienze di fuga, in alcune circostanze, possono aiutare a rompere la gabbia. La mia era spessa. Per rompere le cancellate ce ne ho messo.
Ero proprio simile al fariseo impeccabile della parabola! Oggi, invece, mi paragono ad un uccello che vola libero tra i prati in cerca di ciò che desidera. Gli schemi ci sono sempre, ovviamente, ma più che gabbie sono muri di gomma piuma.
Mi orientano, mi danno la possibilità di ricredermi se sbaglio senza eccessive punizioni. Mi danno la forza per guardarmi dentro e cercare compagni di avventura. Ero proprio stanco di essere da solo in quella gabbia!
Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Fico sterile
Rm 8, 1-11; Sal.23; Lc 13, 1-9
Rm 8,1-11 Sal 23 Lc 13,1-9: Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
Il
vangelo odierno ci ricorda che il Signore è paziente e
misericordioso. Egli aspetta che il peccatore ritorni a lui per donargli
la vita. Come il fico che non porta frutti da tre anni e che il contadino è ancora disposto a concimare nella speranza che porti frutti.
Così Dio fa con noi. Ci dona continuamente lo Spirito
affinché la nostra parte carnale possa trasformarsi in spirituale e
portare frutti di vita eterna. Quello spesso Spirito che ha risuscitato
Gesù dai morti, dà vita alla nostra carne mortale.
In tal modo, di giorno in giorno ci rinnoviamo e cresciamo nell’amore in attesa della resurrezione finale, quando i corpi
di tutti gli uomini torneranno a vivere per sempre al cospetto di Dio.
Nel frattempo lo Spirito ci dà la forza per compiere il bene che
desideriamo e per allontanarci dall’egoismo.
venerdì 25 ottobre 2013
L'aria di "Francesco"
Caro diario,
mercoledì sono stato a Roma per l'udienza generale del papa. Il viaggio notturno e le lunghe attese, mi hanno dato lo slancio giusto per vivere in pieno la piazza. Il papa che finalmente usciva, le migliaia di persone schierate, il messaggio del pontefice...posso dire anch'io di aver respirato l'aria di "Francesco".
Venerdì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Il male che non voglio
Rm 7,18-25 Sal 118 Lc 12,54-59
Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?
Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in
me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io
non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se
faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che
abita in me.
Questa frase di san Paolo in Rm 7, 18, ci ricorda la tendenza al peccato della carne, la cosiddetta concupiscenza. Non abbiamo la forza di compiere il bene se non chidiamo l'aiuto dello Spirito. Abbiamo tante capacità, come quella di riconoscere i segni della natura, ma da soli non arriviamo a Dio.
Lo Spirito ci apre a Lui e ci fa riconoscere il grande segno della nostra salvezza: Gesù Cristo. Affidarsi a Lui è tuffarsi nel mistero della redenzione. Esso di gorno in giorno ci trasforma da uomini carnali ad uomini spirituali, che desiderano vivere con e per Dio ogni attimo della vita.
giovedì 24 ottobre 2013
L'amore di Gesù
Abbiamo parlato di Maria, di Gesù. E noi? Noi che siamo la Chiesa? Qual è
l’amore che portiamo agli altri? E’ l’amore di Gesù, che condivide, che perdona,
che accompagna, oppure è un amore annacquato, come si allunga il vino che sembra
acqua? È un amore forte, o debole tanto che segue le simpatie, che cerca il
contraccambio, un amore interessato? Un’altra domanda: a Gesù piace l’amore
interessato? No, non gli piace, perché l’amore deve essere gratuito, come il
suo. Come sono i rapporti nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità? Ci
trattiamo da fratelli e sorelle? O ci giudichiamo, parliamo male gli uni degli
altri, curiamo ciascuno il proprio “orticello”, o ci curiamo l’un l’altro? Sono
domande di carità!
PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Mercoledì, 23 ottobre 2013
Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Divisione
Rm 6,19-23 Sal 1 Lc 12,49-53
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione
La Parola è paragonata ad una spada a doppio taglio. Essa procura forti e chiare divisioni tra Dio ed il mondo. Non ci possono essere compromessi perché la divisione è netta. O con Dio o con le tenebre. Gesù, parola incarnata, è la chiara espressione di questa divisione.
Egli stesso dice: pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. Essere uniti a Lui ci consente di vivere con Dio e per Dio. Soprattutto di condividere il fuoco dell'amore che deve infiammare la terra.
La nostra testimonianza, come lampada che arde, può e deve dare calore alle nostre vite ed al mondo che ci circonda. Essa, inoltre, dissiperà le tenebre del peccato. Mediante Cristo, infatti, le tenebre non solo vengono individuate ma sconfitte per sempre.
martedì 22 ottobre 2013
Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Vegliare
Rm 5,12.15.17-19.20-21 Sal 39 Lc 12,35-38
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli
Essere svegli e desti esprime pienamente l'atteggiamento della preghiera. Se si accoglie il Signore nel cuore si è sempre pronti per ascoltare la sua voce. Lo si riconosce sempre nei gesti umili del quotidiano e nelle persone bisognose. Nelle meraviglie che ci circondano e che spesso ignoriamo, perchè cerchiamo altro.
Se veramente Lo cerchiamo con tutto il cuore e coltiviamo la comunione con Lui, nel nostro cuore arderà sempre la fiamma del suo amore. Non temeremo alcun male. Egli è accanto a noi. La sua presenza sottile non viene meno. Se ci agitiamo in cose inutili richiamo di perderla.
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo". (salmo 139). Sì io vengo Signore per fare la tua volontà, che è amore puro che si diffonde nella mia vita e nella storia di ognuno.
I miei fiori
Scendono in cascata i mie fiori.
Sono un flusso colorato
che dal verde va al rosso.
Una discesa
che alimenta i balconi
di sprazzi bucolici
in cui nascondere
scatenati pensieri.
Scivolano su quelle foglie:
diventano trampolini
di sogni irrealizzabili
ed idilliaci incontri,
dove tutti sono buoni
e riescono a penetrare
le barriere del pesante
orgoglio che rifrange.
L'inverno ormai è alle porte.
I balconi rimarranno vuoti
di fiori e persone.
Ma l'auspicio di una
nuova stagione rimane.
Per sempre.
lunedì 21 ottobre 2013
Un sorriso
Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono,
su quanti sperano nella sua grazia, per salvare
la loro vita dalla morte, per farli sopravvivere
in tempo di fame
(Sal 32,18-19)
Basta
un sorriso delle volte per tirarti su e farti sentire un leone. È un
benefico effetto che ti colpisce nell’intimo e ti innalza al di sopra di
quella solitudine che provi in te stesso
domenica 20 ottobre 2013
Romantico
Un giorno ho scoperto che dipingere mi esprime......e ho iniziato
Questa
tela, stranamente, ancora mi affascina. Per i colori. Mi riporta nel mio intimo sentimentale. Quelle emozioni
che provi in momenti particolari in cui stai con te stesso.
Richiama
un senso di benessere trasmesso da questi colori tenui del tramonto.
Come un ricapitolare eventi e sensazioni di una giornata o di una vita.
Trampolino di un nuovo giorno che si aprirà nella scena.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Salmo 120
Salmo 120
sabato 19 ottobre 2013
Aiutami!
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Lc 18, 1-8
Una sera d'estate di qualche anno fa ero a fianco di un mio amico all'ospedale. La madre era sotto i ferri e noi ad attendere vicino la sala operatoria. La situazione era grave.
Proprio di fronte a noi c'era una statua di santa Rita. Mentre l'amico era col capo chino tra le mani io guardai quella statua. Le dissi: Tu che fai miracoli per le cause impossibili, salva questa donna!
Pretesi la sua intercessione, quasi come una sfida, perché poi avrei detto all'amico della preghiera esaudita. Però dopo un po' uscì il dottore dalla sala operatoria. Mi dispiace non sono riuscito a salvarla, disse.
Così, con tanta amarezza, lo accompagnai a vedere la salma. Purtroppo era rimasto solo. La madre era l'unica persona che aveva. La mia preghiera non era stata esaudita.
Con il tempo ho accettato la cosa ed ho scoperto una fede diversa, quella che non mi fa pretendere cose assurde. D'altronde anche quella sera mi feci forza e cercai di consolare il mio amico, almeno con la mia presenza.
Penso a Gesù, che sulla croce, nel momento più forte della sua sofferenza, continua il colloquio con il Padre. La preghiera è proprio non stancarti mai di parlare con Dio. Lo stesso quando sei disperato ed urli di dolore.
Purché il dialogo continui e viva la dimensione dell'ascolto. Dio parla in vari modi e dà risposte molto profonde che non cogli subito. Col tempo le ritrovi e le vedi nella tua storia.
venerdì 18 ottobre 2013
SAN LUCA EVANGELISTA - Festa
Il mansueto
2Tm 4,10-17 Sal 144 Lc 10,1-9
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai
Oggi è la festa di san Luca evangelista. Il suo vangelo è detto vangelo della mansuetudine. Perché mostra in
particolare il volto misericordioso e mansueto di Cristo. Specialmente
alle comunità paoline che, come Luca e la maggior parte di noi,
provengono dal paganesimo.
Il
Cristo ci invita ad una missione difficile e soggetta alla
persecuzione, simile alla sua. Perché il regno di Dio non è di questo
mondo, ma vive e si diffonde in esso. Ha una logica diversa. Una logica
che, tuttavia, può incarnarsi nel mondo.
Così
com’è avvenuta l’incarnazione del Figlio di Dio. Anche in questo il
vangelo di Luca è originale perché presenta tratti nuovi rispetto agli
altri evangelisti, come il magnificat. Maria
fa suo questo cantico proprio perché si sente onorata della vocazione
che il Signore le ha affidato: quella di essere la madre di suo Figlio
Gesù.
Anche lei una pecora in mezzo ai lupi
rapaci dell’epoca, che già chiedono la testa del neonato. Gesù ha
scelto, appunto, la via della povertà e dell’umiltà per parlare a chi si
ritiene mansueto e bisognoso dell’aiuto divino, che in Lui offre a
tutti la salvezza.
Una preghiera, allora, è necessaria, proprio per intercessione
di san Luca: che il Signore ci conceda un cuore docile e obbediente
alla sua volontà per incarnare il vangelo nella nostra umile vita.
Affinché anche noi, come san Luca, possiamo dipingere il volto di Maria,
vergine del sì.
Se non sulla tela, almeno nella nostra vita. Amen.
giovedì 17 ottobre 2013
SANT'IGNAZIO D'ANTIOCHIA, vescovo e martire - Memoria
Le opere
Rm 3,21-30 Sal 129 Lc 11,47-54
Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa
Spesso ci vantiamo per quello che facciamo. Abbiamo certezza di esserci comportati in modo giusto, secondo una certa legge, e ci sentiamo a posto. Il problema è degli altri. San Paolo, però, afferma: Dove dunque sta il vanto? È stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede.
Non c'è una legge a parametro della nostra fede, ma una persona: Gesù Cristo, scomoda ed esigente. Scomoda perchè non ama chi si vanta delle proprie opere ma chi osserva le misericordia e la giustizia. Esigente perchè chiede tutta la vita, non una piccola parte.
Non è sufficiente solamente la messa domenicale, per chi ci va, occorre la consacrazione a Dio di ogni nostro gesto. Sempre Egli dovrebbe essere con noi in modo da far uscire dal nostro intimo la preghiera che oggi il salmista ci suggerisce: Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce (salmo 129).
mercoledì 16 ottobre 2013
Un dito al cielo
come un dito al cielo quest'oggi la mia anima respira di eterno.
Si
innalza, si apre ed anela ad una dimensione diversa. Di armonia e di
pace. Dove regna tra le nuvole il sentore di un mondo sublime. Quasi
magico.
In
simbiosi con il respiro di Dio, mi sembra di rivivere un’esperienza
primordiale, che mi richiama al grembo materno. Quasi volo tra le nuvole
che immagino. Soprattutto i colori del cielo sono nella mia fantasia.
Allora danzo tra l’aere e le nuvole sono le onde del mare nelle quali mi trastullo. Come un pargoletto vado in cerca del mio puttino per farmi trasportare nel luogo da dove proviene.
In bilico tra due estremi. Così mi sento ora.
Ma
il più vicino è sempre quella realtà da dove il sogno proviene. Lì la
scintilla del tutto. Ed è lì che voglio ritornare. Non come un illuso;
ma come un sognatore che sa qual è la sua patria e la desidera
ardentemente.
martedì 15 ottobre 2013
SANTA TERESA D'AVILA, vergine e dottore della Chiesa - Memoria
La volta celeste
Rm 1,16-25 Sal 18 Lc 11,37-41
Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro
I cieli narrano la gloria di Dio, afferma il salmo diciotto. La grandezza e la bellezza della volta celeste parla di Dio. Questo cielo dovrebbe essere anche nel cuore dell'uomo. Lì il rapporto limpido con Dio. Spesso però ci si perde in cose inutili, offuscando la bellezza di questo tesoro interiore.
Cose da fare, formule da recitare, un'apparenza da salvare; e si rischia di perdere l'essenziale inseguendo cose inutili che passano. Dura in eterno, invece, quell'oceano di cielo presente in noi e che possiamo rendere sempre più splendente se pratichiamo la giustizia nel rispetto del prossimo.
Per questo, come san Paolo, neanche noi ci vergogniamo del vangelo perchè è luce che rischiare le tenebre. Esse offuscano l'infinito cielo divino e deviano i nostri sguardi, rendendoli miopi. Che Gesù illimpidisca sempre i nostri cuori e li orienti a Dio, fonte della vita.
lunedì 14 ottobre 2013
Grazie!
COLLETTA
O Dio, fonte della vita temporale ed eterna,
fa’ che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo:
ogni fratello in questo giorno santo
torni a renderti gloria per il dono della fede,
e la Chiesa intera sia testimone della salvezza
che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio
La gratitudine spesso manca sulle nostre labbra. La frenesia delle cose non ci fa cogliere la bellezza dei doni che abbiamo. E' importante fermarsi un po' per fare il punto della situazione e rendere grazie a Dio con Cristo, suo figlio. Insieme è più bello.
Come i dieci lebbrosi solidali nella loro malattia, pure noi dovremmo sentirci uniti nella sofferenza e nella lode. Dio ci ha tratti dal nulla e ci aspetta nell'eternità. La nostra gioia di figli ci apre alla sua chiamata.
Così nel nostro cammino ci sosteniamo sollevando le cadute, ammorbidendo i pesi delle croci, asciugando le lacrime, andando all'altare come commensali dell'unico Dio. Grazie Signore per quanto ci doni.
domenica 13 ottobre 2013
Arco
Un giorno ho scoperto che dipingere mi esprime......e ho iniziato
Arco, Acrilico su tela, 40X30
Sì,
questo scorcio di paesaggio mi dà proprio l'idea di un arco che si
slancia. Il nero è evidenziato dal giallo primario richiamando una
giornata di sole nel massimo splendore. Come la domenica, giorno di sole per noi cristiani chiamati a battere le mani e gioire perchè Cristo è il vivente.
Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia
Salmo 47, 2
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)
La cruna di un ago
Sap 7,7-11 Sal 89 Eb 4,12-13 Mc 10,17-30
Vendi quello che hai e seguimi
Il cammello e la cruna di un ago. Questi oggi i termini di paragone con i quali il vangelo ci invita a confrontarci. Il cammello è l’animale più grande dell’epoca di Gesù. La cruna di un ago il buco più piccolo, dove passa il filo per cucire.
Ebbene Gesù afferma: Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.Il ricco
è simile al cammello. E’ troppo grande per entrare nella porta del
Regno di Dio. Chi può passare? Si chiedono gli apostoli, ma anche noi.
La figura del giovane ricco ci aiuta a capire. Egli è fedele osservante della legge ebraica e si rivolge a Gesù per chiedergli l’ulteriore passo da fare pe avere la vita eterna. Vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Ecco quello che manca. Tuttavia dinanzi a questa proposta il giovane diventa triste e se ne va. Non è riuscito ad incontrare Gesù.
Egli è l’unico che può salvarci, al di là delle nostre osservanze e dei nostri meriti. Questo giovane è pieno come un cammello. E noi che risposta
diamo, visto che oggi la domanda ci è rivolta direttamente? Se pensiamo
alle tante ricchezze, materiali e spirituali, che abbiamo forse anche
noi ce ne andremmo.
Tuttavia se siamo qui ad ascoltare il Vangelo sicuramente riconosciamo di dovere crescere e di aver bisogno di Cristo. Egli, infatti, afferma: Nulla è impossibile a Dio. Se vogliamo passare per la cruna dell’ago dobbiamo rinunciare alle nostre certezze, alle nostre abitudini sbagliate che riempiono il cuore di tante cose inutili, che non possono saziarlo.
E’ necessario camminare sul serio con Cristo e la chiesa per liberarci da tante schiavitù che ci soffocano e permettere al Risorto di far luce nel nostro cuore ed indirizarlo alla vera felicità. La Parola,
infatti, è simile ad una spada affilata capace di arrivare alla
giuntura delle ossa. Essa penetra le profondità del nostro intimo, lo
scruta e lo solleva a vita nuova.
In questo importantissimo il ruolo dello Spirito, la Sapienza di Dio, più preziosa dell’oro. Essa è l’unica che ci rende saggi, per noi stessi e per gli altri. Chiediamo, allora, il dono della Sapienza; essa può indicarci quella strada che ci fa umili dinanzi a Dio e che ci permetterà di passare attraverso la cruna dell’ago per entrare nella terra promessa.
sabato 12 ottobre 2013
Ti stimo
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Lc 17, 11-19
Quando ero in seminario a Napoli, negli anni della filosofia, notai la presenza di un sacerdote studente nella facoltà. Era snello, mediamente alto, indossava sempre la talare e spesso era nella cappella grande a pregare. Non so perchè, ma lo ammiravo.
Un giorno lo incontrai sulle grandi scale che portavano al piano superiore e gli dissi: buon giorno padre io ho molta stima per lei. E lui, meravigliato, rispose: come mai? Io gli dissi: per il suo stile. E lui: allora segua il mio esempio.
Ma come potevo seguire il suo stile di vita se non lo conoscevo? Evidentemente mi aveva attratto per il modello di prete che allora avevo in testa, cioè tutto casa e chiesa, sempre in atteggiamento di preghiera e, soprattutto, con la talare.
Oggi le persone che stimo sono quelle che hanno influito in qualche modo sul mio percorso di vita; gente che conosco bene e che mi ha condotto per mano, quando ero smarrito. E lo ha fatto senza indossare nessun abito o assumere un certo portamento, ma presentandosi per come è.
Sono convinto, adesso, che per essere amici o maestri di vita non sia necessario indossare un abito che dia sicurezza, ma avere il coraggio di affrontare i problemi chiamandoli per nome. Pure cadendo insieme e facendosi male. Le macchie della nostra fragilità non possiamo eliminarle con lo "sgrassatore" ma con il nostro impegno concreto.
Gesù stesso non porta gli abiti consueti del maestro dell'epoca, separato dagli altri; ma si sveste del suo potere per incontrare le persone nei loro luoghi e ridandogli dignità con gesti di amore. Per questo Gesù ti stimo e ti ringrazio.
venerdì 11 ottobre 2013
mercoledì 9 ottobre 2013
La chiesa come un' orchestra
È una bella immagine che ci dice che la Chiesa è come una grande orchestra in
cui c’è varietà. Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti
uguali. Tutti siamo diversi, differenti, ognuno con le proprie qualità. E questo
è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per
arricchire gli altri. E tra i componenti c'è questa diversità, ma è una
diversità che non entra in conflitto, non si contrappone; è una varietà che si
lascia fondere in armonia dallo Spirito Santo; è Lui il vero “Maestro”, Lui
stesso è armonia. E qui chiediamoci: nelle nostre comunità viviamo l’armonia o
litighiamo fra noi? Nella mia comunità parrocchiale, nel mio movimento, dove io
faccio parte della Chiesa, ci sono chiacchiere? Se ci sono chiacchiere non c'è
armonia, ma lotta. E questa non è la Chiesa. La Chiesa è l'armonia di tutti: mai
chiacchierare uno contro l'altro, mai litigare! Accettiamo l’altro, accettiamo
che vi sia una giusta varietà, che questo sia differente, che questo la pensa in
un modo o nell’altro – ma nella stessa fede si può pensare diversamente – o
tendiamo ad uniformare tutto? Ma l'uniformità uccide la vita. La vita della
Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità su tutti uccidiamo
i doni dello Spirito Santo. Preghiamo lo Spirito Santo, che è proprio l'autore
di questa unità nella varietà, di questa armonia, perché ci renda sempre più
“cattolici”, cioè in questa Chiesa che è cattolica e universale! Grazie.
PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 9 ottobre 2013
Mercoledì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
A te oh Dio
Gio 4,1-11 Sal 85 Lc 11,1-4
Signore, insegnaci a pregare
Il nostro Dio è misericordioso e pietoso. Si cura dell'uomo e vuole che viva. sul serio. La preghiera ci aiuta ad entrare nel suo mondo. Lì non c'è altro che amore vero e gratuito, quello che a noi manca.
Quando preghiamo, dunque, ed eleviamo a Dio il nostro cuore e per permettergli di purificarlo dai nostri attaccamenti puramente mondani. L'essenza della preghiera è, appunto, permettere a Dio di entrare nella nostra vita e cambiarla.
Non è Dio che deve piegarsi alle nostre richieste, seppur sentite. Siamo noi che dobbiamo abbandonarci in Lui, come un bambino nella braccia della madre. Un profondo atto di fede che mi fa cogliere e vivere la volontà di Dio.
Il Padre nostro che Gesù insegna non è una formula da imparare a memoria e recitare spesso, ma uno stile di vita. In esso Dio è un Padre ed i fratelli da amare soprattutto nel perdono. Questa dovrebbe essere la nostra fede.
martedì 8 ottobre 2013
Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
L'impossibile
Gio 3,1-10 Sal 129 Lc 10,38-42
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore
Tutto è utile ma una sola cosa è necessaria: la sintonia con Dio. Se essa c'è tutto è preghiera. Non solo le formule imparate a memoria e recitate a pappardella, ma tutta la vita. Azioni, gesti, intenzioni, ogni singolo respiro esprime il primato di Dio nella nostra vita.
La vera fede è, appunto, fidarsi sempre di Dio, soprattutto quando tutto va storto. Anzi, nei momenti della prova si accresce la fede. Passata la tempesta si gusta la bonaccia conquistata. Come Ninive convertita mediante la predicazione di Giona.
Un fatto impossibile umanamente parlando. Finanche Giona vuole scappare dinanzi ad una simile chiamata. Ma non per Dio. La sua Parola è dura, ma efficace. Dobbiamo vincere la seduzione di scappare, che sempre è alla porta, ed abbandonarci in Dio come servi inutili, i quali bandiscono il tornaconto.
lunedì 7 ottobre 2013
Ritocchi in arancio
Ancora uno dei primi dipinti. Questa volta
con sfumature verdi che sfociano nell'arancio del tramonto.
Interpretare un paesaggio con dei colori è esprimere emozioni che vi
sono intrise. Sopratutto se quello che interpreti è il tuo luogo vitale.
Mi richiama la seguente Parola: splenderà la tua vita, l'oscurità sarà per te come l'aurora Gb 11, 17
La strada
Caro diario,
oggi ho pensato molto alla strada come luogo di ritrovo. Per strada,
infatti, ho incontrato tante persone, lungo il cammino, che hanno
cambiato la mia vita.
Ognuna di loro mi ha dato qualcosa che mi ha trasformato o mi ha fatto cambiare direzione.
Ne
avrei un elenco infinito di gente che mi ha voluto bene e mi ha
insegnato a vivere e ad essere me stesso, nella consapevolezza di valere
qualcosa.
Mi ricordo di chi mi ha detto, ad un certo punto, che dovevo smetterla di sentirmi un imbecille.
Evvero:
per tanto tempo ho sprecato tante energie pensando di essere un
incapace e non mi sono tuffato nel mare della vita, con l’intrigo delle
sue strade e stradine, vicoli e vicoletti da percorrere in modo
originale.
Così,
ho cominciato ad affacciarmi ed a camminare per dove volevo andare e
non per dove mi sentivo obbligato dal mio spiccato super io. Ho
cominciato ad abbandonare la ragione per lasciarmi trascinare dai
sentimenti e dalle emozioni.
Così ho iniziato a scoprire il mio mondo e le mie strade si sono incrociate con quelle di tanti altri.
La fede è un dono
Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare
Signore aumenta la mia fede! Ma può la fede aumentare? Credo che se essa è un dono che accogliamo possiamo solamente custodirla, come ci esorta Paolo. Cioè permettere allo Spirito di renderla viva giorno dopo giorno, come l'amore fresco di due innamorati.
Allora si può paragonare ad un grande fuoco che nessuno può estinguere. Un fuoco che brucia tutte le paure e ci fa osare con coraggio verso vie impraticabili. Un fuoco che illumina le nostre scelte e rende vivo il battesimo.
Un fuoco che sradica le profonde radici di rancori ed incomprensioni accumulate nel tempo; e che ci dia calore nei momenti di solitudine ed abbandono. Una fede che è speranza viva alimentata dalla carità.
sabato 5 ottobre 2013
Una vecchia chitarra
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)
Lc 17, 5-10
Nel 2003 lasciai il mio paese ed andai a Roma per completare i miei studi di teologia da laico. Mi ospitarono delle suore a La Storta. Di fronte la mia camera, su un mobile, c'era una vecchia chitarra.
Siccome non avevo la mia tastiera, che allora suonavo, mi venne voglia di prendere quello strumento. Chiesi il permesso alla superiora e mi fu accordato. Perché quella chitarra deve stare lì ed io qui senza poter suonare? Mi chiesi.
Così diventammo "amici". Appena tornai al paese mi rivolsi ad un mio amico, ottimo chitarrista, per dei consigli su come cominciare. E via. Accordi, tablature, accordatore, canzonieri facili....cominciai. Fin quando non comprai una chitarra classica tutta per me.
Adesso ne ho due e me la cavo abbastanza con gli accordi. Qualche canzone riesco a farla. Io e la chitarra: chi lo avrebbe detto! Eppure. Evvero, occorre credere in qualcosa o in qualcuno ed allora, come direbbe san Francesco, dal necessario passi al possibile; poi l'impossibile viene da sé.
Questi sono i veri miracoli. Credo che sia la stessa cosa con la fede. Non è solamente credere che Dio esista ma scommettere con Lui che ti propone l'impossibile. O sei matto da legare o sei innamorato di Lui e della sua proposta, altrimenti non ne vale proprio la pena.
Dalla vecchia chitarra adesso ne ho una nuova che sento mia, ne sono quasi geloso. Ce l'ho fatta perché ce l'ho messa tutta per raggiungere quel livello minimo che mi consente di generare della musica. Con Dio è lo stesso. Coltivo con Lui un rapporto intimo che continuamente mi propone obbiettivi da raggiungere.
Lo sento parte di me e della mia scommessa di vivere una vita pienamente realizzata. Alla mia portata. Ed insieme alla mia nuova chitarra ci sono tante altre novità nella mia vita, che in parte conoscete. Se guardo indietro scruto molte cose vecchie e rinnovate. E ne sono felice.
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