I DOMENICA DI AVVENTO (Anno A)
Mt 24, 37-44
Negli anni settanta al mio paese c'era una persona definita pazza. Io ero piccolo e mi dicevano di fare attenzione e di non avvicinarmi a quel tizio quando lo vedevo. D'altronde ero sempre in mezzo alla strada d'estate, come lui, ed era semplice incontrarlo.
Pazzo. Mah. Non ci credetti fino in fondo. Così un giorno gli rivolsi il saluto, come ad una persona normale. Buongiorno Giuseppe, gli dissi. E lui mi rispose. Rimasi stupito e ne parlai con mia zia, la quale pure mi aveva messo in guardia.
Voi dite che quello è matto, ma io l'ho salutato e mi ha risposto. Le dissi. Tu sei pazzo, non ti permettere più! Mi rispose. Già pazzo come lui. Replicai. In realtà non mi ha mai fatto paura. Aveva certo l'aria burbera, ma se gli rivolgevi la parola lo vedevi come una persona normale.
Forse perché ero piccolo e non vedevo il pericolo, ma in realtà quel pover'uomo non ha mai fatto male a nessuno. Forse lo avrà subito, chissà. Tuttavia il pensarlo mi sollecita oggi a non lasciarmi condizionare da tanti pregiudizi. Altrimenti rischio di non accogliere la venuta di Gesù nella mia vita.
Proprio attraverso questi "tipi" egli bussa più forte e scuote le nostre coscienze. Il fatto è che noi lo cerchiamo altrove, e richiamo di non trovarlo o di accontentarci di un dolce surrogato che appaghi le nostre attese.
Dobbiamo attendere altro nella nostra vita se veramente vogliamo accogliere il Cristo che viene, oggi, a bussare al nostro cuore.