In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento".
Mc 13, 33
Una settimana intensa per me. Prima gli esercizi spirituali
per sacerdoti al Getsemani di Paestum, poi il convegno per responsabili di pastorale familiare ad
Assisi. Due volti di un’unica medaglia di quella che chiamiamo vocazione. Forse
meglio missione.
Io sacerdote sono a servizio della grande famiglia della
chiesa, che è come la mia sposa. La famiglia con il compito di riscoprire il
suo ruolo e viverlo nella testimonianza. Tutto nell’obbedienza feconda ed
indissolubile all’Amore. A Dio.
Un difficile compito che va controcorrente con il pensiero
sociale, dove la famiglia è presentata ormai come retrograda. Come la mia scelta
del celibato. Il segno del progresso sociale sembra risucchiare questi
valori. Ma ciò che si è non può essere messo in vendita.
Senza occhiali la mia vista è miope. Vedo solo il vicino.
Non posso essere lungimirante. Devo inforcare le lenti. Altrimenti non
distinguo. Sono gli occhi della fede che guarda avanti con speranza. Quella che
rischio di perdere nel pessimismo.
Questa mattina c’è nebbia qui a Santa Maria degli angeli. Il
clima è freddo e distante. Ma essere nell’aula con tante famiglia da un po’
di sole, quello che uscirà anche fuori, e ritempra la speranza. Non sono il solo a
credere in scelte durevoli fondate sull’amore!
E’ difficile rimanere fedeli per tanti motivi. Tuttavia
insieme ci incoraggiamo e non finiamo nel burnout della solitudine. Al
contrario: affrontiamo insieme le difficoltà guardando oltre con l’esperienza
di chi sa più di noi nel vissuto gioioso dell’essere cristiani.