1Gv 1,1-4 Sal 96 Gv 20,2-8
L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro
In questa festa di san Giovanni Apostolo, le fasce
di Gesù bambino sono paragonate alle bende del sepolcro che Giovanni e
Pietro vedono la mattina di Pasqua. Maria depone il bambino in una
mangiatoia per ricordare il giorno in cui sarà deposto nel sepolcro in
attesa della resurrezione.
Giuseppe e Maria vedono e toccano
con mano il mistero di Dio che s’incarna nella storia e cresce con
loro. Giovanni vede le bende nel sepolcro e tocca con mano il Cristo
glorioso che appare agli apostoli e Maria riuniti nel cenacolo per
quaranta giorni.
Vedere e toccare sono verbi fondamentali anche per la nostra fede.
E’ necessario, infatti, che vediamo la presenza di Dio nella nostra
vita, umile e nascosta come nella grotta, e che tocchiamo con mai i
benefici che Egli concede alla nostra vita.
Non
basta aver celebrato il battesimo, la prima comunione e la cresima. Se
non alimentiamo la nostra fede, non potremo vedere e toccare quel Dio
che cammina con non ed è sempre al nostro fianco. Soprattutto nei
momenti difficili. Se non lo sperimentiamo vicino nelle nostre passioni e
resurrezioni cosa testimonieremo agli altri?
Abbiamo ricevuto una fede che nasce dalla Parola
e si alimenta all’Eucaristia. Tuttavia se non la facciamo nostra, al
punto da calarla al centro di noi stessi sì da coinvolgere i nostri
sensi, difficilmente potremo parlare agli altri di un Dio che è vivo e
presente in mezzo a noi.
Sull’esempio
di Giovanni apostolo chiediamo la grazia di essere altrettanto noi
coloro che ascoltano ed attuano la Parola di salvezza, non come un
obbligo ereditato ma come un esigenza di amore, che ci
spinge a donare noi stessi, sull’esempio della continua donazione di
Cristo che si dà a noi continuamente, soprattutto nella Parola e
nell’Eucaristia.
PENSIERO DEL GIORNO
Il Natale, bambino mio, è l’amore in azione.
Ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale.
Dale Evans