Commento vangelo Mc 9, 2-10
sabato 28 febbraio 2015
venerdì 27 febbraio 2015
Venerdì della I settimana di Quaresima
Un cuore libero
Dio è come un padre. Un padre che spesso rimprovera, mette alla prova, per il bene dei figli. Sa che se essi non cambiano direzione si troveranno male e soffriranno per scelte sbagliate. Il Padre buono sa cosa dare ai propri figli. Ma quando il figlio può coglierne la portata.
Quando parliamo di cose buone occorre andare diritti al cuore. Lì è necessaria quella pienezza che soddisfa e fa essere felici. Oggi il vangelo ci dice che la via dell'amore e del vero bene non è nelle cose esterne. Ma in quegli atteggiamenti nascosti e discreti che nascono da un cuore sincero.
La nostra religiosità non è autentica se si basa solamente su casa da fare. Ma lo sarà se porta il nostro intimo a liberarsi da tanti inutili orpelli. Perché essi appesantiscono la vita spirituale e non consentono di accogliere la bontà di Dio come padre. Anzi lo mostrano come un tiranno pretenzioso.
Il manto
Acrilico su tela 60X80. L'ho intitolato il manto. Esso lo vedo nelle linee del lastricato che ondeggiano e poi sfumano verso il cielo. E' il manto della Madonna sul quale prende forma la chiesa, segno della fede dei credenti. Dalla chiesa al borgo, che fa da corona, il quale simboleggia la comunità che in Maria trova rifugio e protezione.
giovedì 26 febbraio 2015
Giovedì della I settimana di Quaresima
Liberami, oh Signore
Chiunque chiede, riceve
E’ evidente che il nostro cammino
di Cristiani è una continua trasformazione. Dal male, che opprime,
desideriamo passare al bene per essere liberi di amare. Chi ci salva è
Dio. Affidarsi a Lui è riconoscere la grandezza della sua resurrezione e
la certezza di un Dio che non abbandona.
Egli
è meglio di un padre terreno. Sa ciò di cui abbiamo bisogno prima
ancora che glielo chiediamo. Conosce i tempi giusti in cui intervenire. Abbandona suo Figlio alla sofferenza e alla morte per poi ridonargli vita nello Spirito.
Evvero,
sembra che abbandoni pure noi. Ma, come per il Figlio, così la sua
Parola definitiva esprime tutta la sua paternità e maternità: ci genera alla vita eterna. La nostra, allora, dovrebbe essere una fiduciosa preghiera di abbandono e di attesa.
In
questo è di aiuto l’esempio di Ester che si rivolge a Dio chiedendo
salvezza. I suoi nemici sono popoli oppressori. I nostri le seduzioni
del male, altrettanto insidiose e piene di catene. Il passaggio allora è
dalla sofferenza del momento presente alla felicità eterna.
mercoledì 25 febbraio 2015
Tentazioni
Gesu' e' tentato da Satana perche' ha assunto in pieno
la nostra umanita'. In essa il tentatore cerca di allontanare da Dio. Cristo lo
ha vinto lasciandosi guidare dallo Spirito. Egli lo ha guidato facendogli
individuare e sconfiggere le tentazioni del mondo. In questo anche la nostra
conversione di cuore e mentalita' nel seguire l'Amore. Consapevoli che Cristo
e' alla destra di Dio ed intercede per noi.
Mercoledì della I settimana di Quaresima
Il segno di Giona
Gio 3,1-10 Sal 50 Lc 11,29-32
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona
La conversione
è necessaria per accogliere Gesù. Sappiamo riconoscere i grandi
personaggi della storia, dare onore a tanti divi del nostro tempo, ma trascuriamo la figura di Cristo. Il suo è un messaggio forte e radicale che va diritto a ciò che è essenziale.
L’unico segno
che ci dà è la sua morte e resurrezione. Inutile trovare altri
surrogati per fondare la fede. Se crediamo che egli è morto ed è risorto
per noi e con il cuore lo accogliamo come persona primaria, egli ci
guiderà nel cammino di conversione.
Ci darà la forza per affrontare le seduzioni
del mondo con la luce del suo amore misericordioso. Basta un gesto di
adesione, nella libertà, da parte nostra ed Egli ci salva, come i
niviviti. Essi accolgono l’invito del profeta Giona e Dio li salva.
La nostra vita lo stesso può avere un senso
ulteriore se ci apriamo all’amore di Dio e ce ne lasciamo plasmare.
Solamente Cristo ci dà questa sapienza che viene dall’alto. Grazie a Lui
essa è alla nostra portata.
martedì 24 febbraio 2015
Martedì della I settimana di Quaresima
Padre nostro
Is 55,10-11 Sal 33 Mt 6,7-15
Voi dunque pregate così
L’apparenza
è come il veleno. Uccide l’intimo più profondo e lo rende arido, sino a
trasformarlo in un deserto, insensibile a tutto. Soprattutto alla
Parola. Essa, infatti, ha bisogno di un cuore tenero dove mettere le
radici per germogliare.
L’ipocrisia costruisce una gabbia intorno al cuore. Essa impedisce a Dio di entrare. In apparenza sembra un grattacielo o un giardino irrigato e fiorente. In realtà è un ammasso di pietre e spine. Gesù ci dice, oggi, come uscire da questa illusione.
Non
sono le molte parole pronunciate che arrivano a Dio, ma le intenzioni
invisibili del cuore, gemiti inesprimibili che esprimono l’amore per Dio
ed i fratelli. La preghiera del Padre nostro, che Cristo suggerisce, è segno di questa apertura.
Questa
preghiera, che tutti conosciamo a memoria, lega la nostra vita alla
singola sillaba pronunciata. Se la interiorizziamo sinceramente allora
essa produce frutto dentro e fuori di noi. Proprio come
dice Isaia attraverso un testo che parla da solo e ben si affianca alla
preghiera del Padre nostro:
Come la pioggia e la neve scendono dal cielo/e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,/perché
dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia,/così sarà della mia
parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto,/senza
aver operato ciò che desidero/e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
lunedì 23 febbraio 2015
Lunedì della I settimana di Quaresima
Il giudizio
Lv 19, 1-2. 11-18; Sal. 18; Mt 25, 31-46
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Il giudizio universale sarà molto concreto: saremo giudicati in base all’amore che abbiamo mostrato ai nostri fratelli. In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Questo
il parametro di accusa. Esso è come una luce che porterà a galla tutte
le nostre imperfezioni, in altre parole quegli atteggiamenti che lo Spirito ci ha suggerito e che noi non abbiamo seguito.
La misericordia di Dio avrà certo la meglio, ma l’evidenza rimane sempre l’effusione di amore generoso e traboccante. Come quello che Lui ha mostrato sulla Croce, dove ha donato per noi la sua vita.
Sapendo che era l’unico modo per assumere su di Lui la morte per sconfiggerla con la resurrezione. Un continuo passaggio dall’egoismo all’amore è la nostra vita. Per opera dello Spirito Santo possiamo comprendere ed attuare la legge di Dio, così come oggi è indicata dal Levitico; il rispetto del prossimo al primo posto, se vogliamo essere perfetti come il Padre nostro che è nei cieli.
La sua presenza particolarmente nei poveri e negli indifesi. Lì Gesù continua a vivere il suo calvario sulla terra, rendendo visibile il male che continuamente emerge. Come cristiani dobbiamo affrontarlo per quello che possiamo. Trovando il coraggio nella Parola e nell’Eucaristia, nutrimento per la nostra vita di fede.
Tutto ciò per avere la certezza che:
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi (salmo 18).
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi (salmo 18).
sabato 21 febbraio 2015
Toccare con mano
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto
rimase
quaranta giorni, tentato da Satana.
Stava con le bestie selvatiche e
gli angeli lo servivano.
Mc 1, 12

Parava in Inglese. Ascoltando il traduttore ho rivisitato diverse immagini di vari films che ho visto. Oppure quelle che scorrono in tv per telegiornale. Tra fantasia e pregiudizi ieri ho toccato con mano una storia vera. Con tutto il suo dramma esistenziale.
Occorre sul serio rendersi conto di persona di alcune cose, conoscere la gente....poi parlare. Ho avuto compassione di quel ragazzo. Anche perché mi sono un po' rivisto in lui. Certo non c'è paragone con quello vive ed ha vissuto lui.
Però anch'io sono stato pellegrino in cerca di qualcosa. Lo stesso io non sapevo che nome dare ai miei desideri. L'ho capito viaggiando e mettendomi in discussione. Forse soprattuto in diversi disagi che ho dovuto affrontare. Similmente a Gesù nel deserto. Lo hanno fortificato nella sua scelta.
D'altronde la vita è proprio una continua ricerca nell'inseguire i propri sogni. Nessuno può costruirli a posto tuo. Ci devi credere ed andare fino in fondo. Ti accorgi allora che il tuo cuore ha sempre parlato di quello che sei, ma tu non lo hai ascoltato. Ma più lo ascolti più lo conosci. Più ti conosci.
Sabato dopo le Ceneri
Is 58,9-14 Sal 85 Lc 5,27-32
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano
Siamo tutti peccatori; è una frase che sentiamo spesso. Fino a che punto ce ne rendiamo conto? Questo mi suscita la parola odierna del vangelo, laddove Cristo afferma che è venuto per i peccatori e non per i giusti. Come il medico che non guarisce i sani ma i malati.
Il peccato, infatti, è proprio come una malattia che corrode l’anima. Gesù non ha avuto paura di stare con i malati. La chiamata di Levi (Matteo) ne è un forte esempio. Un pubblicano,
esattore delle tasse, è da Lui chiamato a seguirlo nella predicazione
del Regno. Un reietto dal popolo ebraico perché impiegato del dominatore
impero romano. Un impuro; un peccatore pubblico.
Per
Gesù non è così. Egli ma tutti e vuole la salvezza di tutti. Sa che la
collaborazione non viene dagli alti ranghi, ma dai bassifondi del borgo
dei benpensanti, che spesso puntano il dito, come ci ricorda Isaia, ma non osano spostare un sassolino per migliorare le cose.
Com’è grande questo Figlio di Dio!
Parla di un banchetto imbandito per gli ultimi del mondo. Per noi peccatori.
Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche (salmo 85).
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche (salmo 85).
Questa la nostra preghiera se ci riconosciamo bisognosi del suo aiuto e della sua salvezza. Per rispondere con un sì deciso alla sua amorevole chiamata alla conversione.
venerdì 20 febbraio 2015
Venerdì dopo le Ceneri
Is 58,1-9 Sal 50 Mt 9,14-15
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
Sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo
Introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti
Questi versi tratti dal libro del profeta Isaia,
dalla prima lettura di oggi, ci indicano il digiuno che Dio gradisce.
Non si tratta di privarsi del cibo o astenersi dalle carni solamente per
mortificare lo spirito, ma si apre alle relazioni da coltivare con il
prossimo.
Tutto ha come obiettivo la crescita dell’amore vero che si esplica nel rispetto del fratello bisognoso, espressione del volto di Cristo.
Questo ci qualifica come cristiani e ci invita a far festa, come un banchetto di nozze. Lo sposo è Gesù che è in mezzo a noi, la sposa noi tutti come comunità da Lui amata a redenta.
In questa prospettiva anche il perdono
dei peccati, auspicata dal salmo 50. Purché il nostro sia un sincero
cuore contrito disposto a lasciarsi guarire dall’amore misericordioso di
Dio. Un cuore pentito è sacrificio gradito a Dio.
La penitenza
quaresimale assume, allora, il connotato di un forte cammino di ascesi
interiore. Esso ci deve avvicinare sempre più al monte di Dio, alla sua
dimora, dalla quale ci distacca l’egoismo. Essere vicini a Lui è onorare
il prossimo nella sua dignità.
Per questo non si tratta solamente di un cammino singolo, ma comunitario affinché la sposa di Cristo possa vivere in
pienezza le sue nozze. Da raggiungere e da godere con tutti gli uomini
di buona volontà.
giovedì 19 febbraio 2015
Giovedì dopo le Ceneri
Dt 30, 15-20; Sal.1; Lc 9, 22-25
Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.
Ci troviamo sempre dinanzi ad un bivio quando occorre prendere delle decisioni. O segui una strada o un’altra. Così è anche per la fede. Le strade da scegliere sono due: quella della vita e quella della morte. La prima ha a che fare con la benedizione di Dio; la seconda con il male ed il peccato.
Esse sono oggi indicate dalla prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio. Dio,
tramite Mosè, incoraggia il popolo a seguire la via che porta verso la
terra promessa, che è l’osservanza della sua alleanza. Questa è per loro
la salvezza. Se guardano indietro e si rivolgono ad altri idoli, si
perdono e non raggiungono la libertà.
Anche per noi cristiani è così. La terra promessa è il regno di Dio nel quale dimoriamo sin dal giorno del battesimo. Essa sarà piena e definitiva alla fine dei tempi, quando Cristo ritornerà. Nel frattempo siamo chiamati a seguire la via che Dio ci indica.
È la via della porta alla resurrezione, quella del vangelo. Una strada stretta e irta di spine che oggi Gesù indica: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.Questa è la strada che porta alla felicità, oggi parziale domani duratura.
Una via che si contrappone alle comodità ed alle agiatezze del mondo, che in apparenza soddisfano, ma in realtà, non saziano il cuore, ma lo rendono inquieto ed agitato.
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte (salmo 1).
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte (salmo 1).
mercoledì 18 febbraio 2015
Mercoledì delle Ceneri
Momento favorevole
Gl 2,12-18 Sal 50 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà
Con il mercoledì delle ceneri
iniziamo la quaresima, un periodo di quaranta giorni che ci prepara
alla Pasqua. Oggi si svolge, dopo l’omelia, un rito particolare che è
l’imposizione delle ceneri. Esso sostituisce l’atto penitenziale che si
fa all’inizio della messa e ci ricorda l’essenza dell’essere cristiani:
convertirsi e credere al vangelo.
Per cambiare
mentalità e rendersi disponibili a Dio, è necessario assumere
atteggiamenti sobri. Essi liberano il nostro cuore da ciò che non è
essenziale e allontanano da atteggiamenti egoistici e di morte. Da
questi ci dobbiamo allontanare, rammendando che sono cenere e producono
fumo.
La sostanza è ben altra: la carità che Gesù
offre alla lavanda dei piedi e vive fino in fondo nell’oblazione sulla
croce. Ad essa dobbiamo orientarci attraverso un cuore libero, capace di
amare. Tale libertà la rinforziamo con la preghiera, il digiuno e
l’elemosina.
Cristo, il nostro maestro,
per primo pratica queste indicazioni, al fine di compiere la volontà di
Dio. Dedica spazio alla preghiera, digiuna nel deserto, volge la sua
attenzione ai poveri, ai carcerati, ai prigionieri del male, agli
afflitti. E’ venuto sulla terra proprio per questa missione.
Se desideriamo seguirlo, soprattutto in questo tempo di quaresima,
dobbiamo fare altrettanto. Allora: dedicare più tempo alla preghiera
comunitaria e personale, ponendo particolare attenzione alla
celebrazione domenicale; diminuire il tempo che dedichiamo a cose
inutili con forme di digiuni calibrate sulla nostra indole negativa;
prendere sul serio le esigenze di chi ha bisogno di cibo materiale e
conforto spirituale.
Tutto questo senza ipocrita ostentazione. Dio conosce il nostro cuore,
lì il nostro proposito di bene, non nell’esteriorità di quello che
programmiamo di fare. E’ il nostro cuore, infatti, che ha bisogno di
essere rinnovato. Per cui, facciamo nostra la preghiera del salmo 50: Pietà
di me, o Dio, nel tuo amore;/nella tua grande misericordia/cancella la
mia iniquità./Lavami tutto dalla mia colpa,/dal mio peccato rendimi
puro.
martedì 17 febbraio 2015
Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario - anno dispari
Amore ed autenticità
Gen 6,5-8; 7,1-5.10 Sal 28 Mc 8,14-21
Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode
Dio è contento di aver creato il mondo e con esso l'uomo e la donna. Ad un certo punto, però, la malvagità dilaga a tal punto che Egli stesso ne prova disgusto. Vorrebbe distruggere tutto. Ma il suo cuore misericordioso non lo permette. Dà alle creature umane la possibilità di salvarsi con l'incarnazione del Figlio.
Egli invita a mettere da parte l'uomo vecchio, figlio della malvagità, per aprirsi al nuovo della sua predicazione: amore ed autenticità. Termini che esprimono una realtà difficile da accettare che trova nella condivisione il suo vertice. L'Eucaristia è il miracolo più sublime di questo nuovo mondo.
Ma altri sono i valori che continuano a condizionare le scelte, anche di chi si dice cristiano. Sono quelli che propongono i potenti della terra e che affascinano sempre in modo subdolo. In essi è presente ancora la malvagità che porta alla morte. Chiediamo allo Spirito che apra il nostro cuore per accogliere la Parola che salva.
venerdì 13 febbraio 2015
martedì 10 febbraio 2015
Salvaci Signore!
Gesu' guarisce la suocera di Pietro, sollevandola dalla infermita' della febbre. Anche noi abbiamo bisogno di rinascere in tante situazioni della nostra vita. Spesso siamo bloccati dal nostro egoismo, dalle paure, dalle ferite, dal peccato. Cristo puo' risollevarci mettendo in piedi la nostra umanita'. In particolare dandoci la capacita' di amare. Salvaci Signore!
lunedì 9 febbraio 2015
Il tempo
Ammiro le nuvole.
Vedo un cielo plumbeo,
carico, deciso.
L'aria è gelida,
i tetti imbiancati.
Forse ancora qualche fiocco
è in attesa di farsi vedere.
Ed io insieme a lui
svolazzo.
Lui dileguato in nuove
periferie.
Io proteso in nuovi
e coinvolgenti attimi.
sabato 7 febbraio 2015
Un giorno da leone
La suocera di Simone era a letto con la febbre
e subito gli parlarono di
lei.
Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola
per mano; la febbre
la lasciò ed ella li serviva.
Mc 1, 29
Ci sono giorni in cui ti senti da leone. Hai una lucidità tale da gestire bene ogni situazione. La forza di dire la parola giusta al momento giusto. Ti senti quasi come il direttore di un'orchestra e riesci ad armonizzare tutto. Avverti una benevola forza interiore che equilibria tutto. Magari fosse sempre così!
E' l'effetto di una magia? Di una qualsivoglia energia positiva che ti prende? Penso che sia il risultato di un cammino fatto di cadute, di sbagli, peccati e fragilità. Quella debolezza dalla quale emergi. E' proprio questo senso di debolezza, affrontato con determinazione, che ti porta alla vetta, lì dove gusti un limpido panorama.
Mi viene da pensare a quella frase di Paolo: dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia. Riconoscendomi peccatore mi affido a Dio ed ai fratelli del mio cammino. Trovo conforto, consiglio, guide sicure e così arrivo a quello che cerco: la mia piena umanità. Quello che mi fa essere la grazia di Dio, intesa come mano che rialza.
Questa è la salvezza della persona da accogliere oggi, non quando andrò in paradiso dopo la morte. La guarigione della suocera di Pietro, narrata oggi da Marco, dice proprio questo. Non è solo l'esposizione di ciò che è accaduto in quella casa, ma un messaggio per me, oggi, bisognoso di essere messo in piedi, rialzato dal mio nulla, per continuare a vivere.
venerdì 6 febbraio 2015
mercoledì 4 febbraio 2015
Mercoledì della IV settimana del Tempo Ordinario - anno dispari
Eb 12,4-7.11-15 Sal 102 Mc 6,1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono (salmo 102).
Tenerezza è un aggettivo che difficilmente associamo a Dio. Pensiamo ad altro quando lo immaginiamo. Ad una persona severa ed onnipotente. Grande nel suo cielo che quasi non si occupa degli affanni umani. Invece la Scrittura dice diversamente.
Qui la nostra conversione.
Se la Bibibia e Cristo ce lo propongono così dobbiamo mettere da parte
le nostre idee ed innamorarci di questo Dio. Altrimenti non ne avremo il
timore. Ovvero non lo apprezzeremo per quello che Egli veramente è.
Rischiamo di predicare un Dio diverso da quello di Gesù. Sicuramente riscuoteremo successo, ma non saremo fedeli al vangelo,
come i martiri. Dare la vita per Dio
significa averne compreso la portata in virtù della luce dello Spirito.
L’ampiezza del nostro Dio è l’afflato d’amore che ha nei nostri riguardi. Egli ha tenerezza per ogni creatura: ha un cuore
grande e compassionevole. Vuole che altrettanto i nostri cuori siano
così. Dobbiamo venire allo scoperto e riconoscere i nostri limiti,
anzicchè barricarci nelle nostre certe sicurezze.
martedì 3 febbraio 2015
L'inviato
"Un grande profeta è sorto tra noi"; "Dio ha visitato il suo popolo". Gesù è l'inviato del Padre con la sua Parola di salvezza. Essa scaccia ciò che ci separa da Dio e ci fa vivere come suoi figli.
lunedì 2 febbraio 2015
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
La candela
La candela che si accende in questa festa della candelora è la luce del Figlio di Dio. Egli illumina il Tempio di un nuovo culto proiettandolo in tutta la vita. E' Lui, infatti, quell'offerta gradita a Dio Padre. Un offerta che include tutti gli uomini. In particolare quelli che lo accolgono nella fede, facendo della loro vita un dono.
Come ricorda la lettera agli ebrei, egli in tutto ha assunto la condizione umana, tranne nel peccato. Proprio per portarla nel mondo di Dio rinnovata con la sua resurrezione dai morti. Egli che ha patito può venire incontro alla nostra sofferenza e parlarci con autorità.
Un parlare che invita alla conversione per purificare il nostro cuore ed aprirlo alla novità del vangelo. E' proprio al nostro nulla che viene a parlare, rendendolo capace di Dio. Apriamo, allora, le nostre porte e lasciamolo entrare nel tempio del nostro cuore.
Iscriviti a:
Post (Atom)